Suggestioni agostiniane su Giovanni 21: “Simone di Giovanni, mi ami?… Pasci i miei agnelli”.
“Coloro che pascono le pecore di Cristo con l’intenzione di farne le proprie pecore, si convincano che amano se stessi, non Cristo; si convincano di essere guidati dal desiderio di gloria, di potere, di denaro, e non dalla carità, che vuole soltanto obbedire, soccorrere ed essere gradita a Dio. Contro costoro vigila la parola del Signore così insistentemente ripetuta. Che vogliono dire infatti le parole: “Mi ami? Pasci le mie pecore?” Come se, con esse, il Signore dicesse: “Se mi ami, non pensare di pascere le pecore nel tuo interesse; pasci le mie pecore in quanto sono mie, non come se fossero tue; cerca nel pascerle la mia gloria, non la tua; cerca di stabilire il mio regno, non il tuo; cura il mio interesse, non il tuo”. Queste colpe e altre simili nascono tutte dalla stessa radice, cioè dall’amore per se stessi. Questo è il rischio da cui, soprattutto, devono stare in guardia coloro che pascono le pecore di Cristo”.
Gianni Vattimo, ne “L’Infedele” di LA7: “Papa e preti mi hanno rotto”. Mercoledì 18 aprile.
Le doglie del parto annunciano la nascita. Le sofferenze stigmatiche, infittendosi, annunciano la fioritura fenomenica delle stigmate.
Gli angeli lo richiamavano a una purezza rigorosa e amorosa. Per conservare la freschezza e la gioia della fede.
Signore, preservami dalle velature impure.
Interiormente era musica. A parte l’asprezza profetica ad modum actus, sul momento.
Maria è grazia.
Giorgio Gozzelino, teologo salesiano: “La mediazione materna di Maria non rappresenta altro che il riflesso dell’unica mediazione di Gesù in lei… Ella assume i tratti del mysterium lunae, del riflesso luminoso per eccellenza dello splendore del Cristo, e diventa la cooperatrice eminente della Sua opera”.
L’uomo è sì immagine di Dio ma in divenire. Da opaca a solare, nell’amore, nella fusione mistica, nell’incontro beatifico. Da chicco di grano a spiga splendente.
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