sabato 5 gennaio 2008

De Deo numquam satis. Non si può amare Dio condizionatamente ossia ponendo condizioni.

 

Tutto il mondo agli occhi di Dio è la Sua Gerusalemme.

 

Ore 4,45. Venerdì 4 gennaio 2008.

Madre di Dio, Madre e Regina del mondo, mi hai visitato: il Tuo fazzoletto regale era intriso di lacrime. Hai scandito due volte di seguito: L’ora è disperata.

Nella visione vedevo fumo, simbolo di fuoco e di distruzione planetaria. Sono stato svegliato da un dolore immane, il Tuo.

 

Il Tuo dolore mi ha avvicinato a Te molto più della Tua gloria. Ho sperimentato qualcosa della Tua maternità regale, che ammanta di sé tutti gli uomini. Questo privilegio Ti attraversa il cuore come una lama. Grazie d’averlo, d’averla accolta.

Molti, nella chiesa, parlano di Te per sentito dire, provando verso di Te sentimenti meramente intellettuali. Oppure sentendo in Te il paradigma materno ma non Te.

 

Il certosino era tentato di dire a Dio: ora basta. Troppo intensa, infatti, per un cuore umano la vicenda interiore con Lui.

 

Forse le stimmate, ormai violente, si sarebbero aperte con estrema naturalezza, senza estasi, mentre parlava o mangiava o vedeva la tv.

 

Nessuna seconda venuta fisica del Messia. La fine del mondo è il Suo ingresso, improvviso e radicale, nella Teo-Messiasfera.

 

Per conoscere davvero le cose, dovremmo essere Dio o in Dio.

 

Gesù di Nazaret era impastato della filosofia isaiana del “Servo del Signore”: non reagire al male col male, confermando la sua logica. Reagire con un Amore, che guarisca e trasformi.

 

La pena non deve punire il delitto, ma guarirlo ed estirparlo. Il diritto penale è vendetta di Stato.

 

La cagnetta di Ruini sculetta e binetta in quel di Veltro-ni.

 

Il concepito, una volta concepito, ha diritto di nascere. Il suo non concepimento può e dev’essere discusso.

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