giovedì 31 gennaio 2008

Cartoon? Il trenino, mosso dalle orecchie sfarfallanti di Dumbo, riempiva i cieli stellati col suo ridente frastuono.

 

In certi sogni si raggiunge la falda della creatività.

 

Giuseppe, uomo della ubbidienza onirica, accetta la mia stima e il mio affetto.

 

La differenza fra il poeta, il teologo, il filosofo, lo scienziato e il matematico puro? Sono tutti figli della stessa faglia ispirativa.

 

“Pezzotta”: un coriandolo. Secondo la viva etimologia del nome proprio: particula.

 

Di fronte al mare, sulla terrazza della casetta del ritiro, il profeta, in estasi, udì (senza udire): ti renderò più grande di Abramo. Ti darò tutti i Miei poteri salvifici.

 

Se la situazione sociale politica economica peggiora, scorrerà in Italia sangue di politici e di cardinali. Martire chi?

 

Daniele, facitore e interprete di sogni, Giuseppe, esecutore di sogni. Entrambi figli del Verbo, Forma Immaginosa del Padre.

 

Ratzinger ossia la pretesa di razionalità di una fede, che, invece, sconcerta la ragione e, sconcertandola e fibrillandola, la spinge all’Oggetto Inaudito.

 

Gandhi abbracciava e si faceva abbracciare dalle donne del suo ahram. Senza cedere assolutamente ad alcun impulso sessuale.

Gesù faceva lo stesso con le donne del Suo seguito, dando prova di eccezionale virtù ascetica? Era molto più contenuto?

I Vangeli tacciono di tutto il gossip sessualeggiante sul Castissimo.

 

L’ispirazione, anche sacra, è la subitanea pulsazione dell’anima, l’improvviso fulgore del fondo, l’abbacinamento consecutivo.

L’ispirazione è la piscina di Betesda, rabbrividita dall’Angelo.

 

Giuseppe, sposo di Maria e del Sogno.

 

Ferrari, il vescovo della Trinità e del Concilio, a lui, prossimo co-padre spirituale del Seminario maggiore di Taranto, disse: non devi educare al sacerdozio, ma alla visione serena e ottimistica del matrimonio.

 

Apriti, cielo. Quando il giovane padre spirituale, il futuro profeta ma già profeta, fece circolare fra i giovani il testo di un noto autore francese con la silhouette sommaria d’un nudo femminile. Correva forse il 1965.

 

Ferrari introdusse nel Seminario minore di Monopoli alcune suore piemontesi, persuaso che dei ragazzini avessero ancora bisogno della figura materna. Fu mugugno da parte di alcuni preti, che nella muliebre presenza divinavano danni psico-spirituali.

 

Ferrari  fu accusato di essere un vescovo borghese semplicemente perché frequentava tutti. Il giovanissimo profeta in erba raccoglieva tutto nel suo cuore.

 

Il certosino ricorda ancora con simpatia la scena del suo vescovo, defilato sulla terrazza del suo palazzo vescovile, mentre sfilava una delle processioni più salienti di Monopoli,  in onore di s.Cosimo: donne scalze, ceri gocciolanti, devozione alle stelle. Scene che avrebbero vellicato l’appetito sessualreligioso di presuli polacchi.

 

Il certosino ricorda ancora quando ragazzino ascoltava il suo vescovo predicare nella Cattedrale mariana di Monopoli: non separate mai la Madreda Suo Figlio.

Sembrava un messaggio rivoluzionario, adusi come si era a un marianesimo assolutista e sentimentale, di stampo maternale.

 

Indimenticabili le sue lezioni teologiche sulla Bibbia e sul Concilio. Ripeteva con forza e passione: i laici sono la sostanza della chiesa. Applaudivano i futuri parroci, maestri di trasformismo.

 

Era stupito del fatto che le donne del “paese vecchio” figliassero copiosamente. Ribadiva nella predicazione che la maternità-paternità dovesse essere responsabile.

 

Favorì il matrimonio di un comunista notorio con una ragazza cattolica.

 

Si batté perché i ragazzini-garzoni, che non venivano assolutamente pagati perché apprendisti, avessero il loro ragionevole salario.

 

Il vaticanista anticonciliare, uomo di tutte le stagioni e di tutti i papi, si stava battendo per una piazza in onore di Carlo Ferrari. La morte gli soffiò l’ultima sceneggiata.

 

Scorre il filmato su Wojtyla: a distanza di anni appare chi fosse, un fanatico sperticato. Solo una chiesa strauterina, priapica e criptofascista poteva averlo così osannato. Con Wojtyla la chiesa divenne piazza, le chiese vuote, il fanatismo cattolico sigla ideale, padre Arrupe emiplegico.

 

Alla fine del V ginnasio, quando il futuro profeta espose al vescovo Ferrari il desiderio di entrare in Seminario, la risposta fu un no reciso. Occorreva temprarsi alle intemperie e alle grazie della Storia.

 

Ai preti ripeteva: educate alla fede. La religiosità non è sufficiente.

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