sabato 16 febbraio 2008

L’imposizione, in sogno, delle mani di Carlo Ferrari gli comunicò per giorni gioia vitale e fede viva.

 

La volontà è necessaria, ma solo lo Spirito Santo rende il nostro essere slancio.

 

Non ci sono più coordinate. Ci siamo perduti. Siamo perduti. Eppure a questo nichilismo pratico dobbiamo rispondere col dialogo, salvando gli spezzoni di autenticità, che galleggiano nel Mare del Niente. Guai se col nostro pessimismo e col nostro ratzismo li affondiamo. Dio ci chiederebbe conto di tanta insipienza e di tanta crudeltà mentale.

 

La vera iniziativa “pro Life” di Giuliano Ferrara è stato il suo caloroso e infiammato appoggio alla guerra contro l’Iraq.

 

E in sogno, due volte consecutive, il defunto mons. Guarini, vicario di Ferrari, il burbero dal cuore d’oro, gli conferma affetto e appoggio.

 

Il certosino fu shockato da tanto amore: una balena, arpionata e sanguinante, veniva tratta su dall’argano, mentre stringeva delicatamente fra i fanoni il suo piccolo. Quella balena in realtà era stata sollevata dal suo amore verso l’Amore.

 

Lo spirito nella sua essenza è slancio verso l’altro e l’altrove. Quella balena, anzi quella madre eroica, è l’icona più alta dello spirito. Che elevandosi eleva (il suo balenotto), sino al martirio di sé. “Sino alla fine”, come chiosa superbamente Giovanni.

 

La croce di Cristo “balena” nella scena “madre” di cui sopra.

 

Il novizio, che sostituì il cappellano dell’ospedale di Frascati, non entrò ma ristette sulla soglia del reparto delle donne, che avevano abortito. Il suo aspersorio benedì tanto dolore.

 

Il giovane prete-profeta entusiasmava bambini e adulti nella messa domenicale del fanciullo. Trasformava la predica in dialogo e modificava i testi liturgici sul metro delle capacità fanciulle.

Quel giovane pretino leggeva persino Topolino per impadronirsi di un linguaggio fresco e immaginoso. Un ragazzo, più entusiasta degli altri, alla fine della messa, piombò in sacrestia con un formidabile gelato tutto per il profeta, ignaro del sé profetico.

 

È terrificante la capacità confusiva di Satana. È davvero il dio del caos.

 

Se il caos conoscesse per assurdo strutture caotiche, queste sarebbero, eccellentemente, Satana e i demoni.

 

E il giovane prete-profeta porse ai fedeli il calice. Aveva spiegato il senso di quel gesto. Aveva combattuto contro di sé. Si lasciò vincere dallo Spirito, di Cui aveva predicato. Era il giorno di Pentecoste. Erano gli anni ruggenti del Concilio.

 

Il vicario, mons. Guarini, lo richiamò, ma andò contro se stesso. Il suo inconscio era aperto allo Spirito. Si stimavano profondamente a vicenda.

 

“Ami Gesù, Lo ami sul serio?”: chiedeva il giovane prete-profeta ai bambini, che si confessavano per la prima volta in vista della prima Comunione. La notizia balenò sino al parroco, un vero santo, che mosse con squisitezza obiezione, alla fine delle confessioni. La risposta fu una domanda: posso suscitare in cuori innocenti sensi di colpa? Il santo tacque.

 

Dopo la morte urlano di gioia, finalmente liberi, i figli dello Spirito.

 

Nella condizione corporea, lo spirito è un rigagnolo che avanza faticosamente fra i ciottoli e i crateri della vita. Solo dopo la morte il rigagnolo scoppia in fiume e il fiume in Niagara.

 

È concepibile un Niagara formato pozzanghera? L’Inferno è questo suicidio essenziale.

 

Il certosino andava via via chiarendo il suo legame profondo, ideale e affettivo, con la Compagnia di Gesù, di cui aveva conosciuto la sensibilità spirituale evangelica culturale ecclesiale.

Ne era rimasto figlio, soprattutto sul piano delle istanze conciliari, che la Compagnia aveva sposato in modo assoluto grazie a Pedro Arrupe.

 

Nel certosino convergevano la profezia del Crocifisso (s.Pio) e la profezia del Concilio (papa Giovanni, Pedro Arrupe, Carlo Ferrari).

 

Altrimenti: convergevano Francesco, Ignazio, papa Giovanni. Attraverso questa triade lo lievitò Cristo, il Suo Vangelo e soprattutto il Suo Spirito.

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