martedì 27 maggio 2008

La democrazia, secondo Simon Blackburn, è “relativismo irrelativo”. Relativismo di tutti i principi e di tutti i valori. Non di quelli costituzionali. Appunto “relativismo irrelativo”.

 

Occorre guardarsi dalla uguaglianza e dalla disuguaglianza assolute. L’uguaglianza assolutaproduce anarchia (tutti vogliono essere legislatori, giudici, esecutori). La disuguaglianza assolutaproduce conflitto. Riassumendo Dominique Schnapper, che cita Montesquieu.

 

Tahar Ben Jelloun:

“Non c’è di peggio di parole che seducono le lacrime. La poesia è come la matematica. Non c’è posto per la polvere. E’ precisa come un meccanismo di orologeria. E’ fisica delle emozioni.

La passione ha qualcosa di monoteista. Un solo oggetto. Una sola adorazione. Un assoluto. Nessun compromesso. Così il poeta non può scendere a patti con la lingua. L’impugna, la violenta e la riempie di vulcani e fiumi che nulla può arginare…”.

 

“Cristo crocifisso, Cristo crocifisso, Cristo crocifisso. Cristo eucaristia”. Le gambe il ventre il petto di Genoveffa erano squassate da energia tellurica. La stimmatizzata di Troia, ignorata sprezzantemente anche dalle donne del piccolo centro foggiano, lo guardò con dolcezza terribile, pronunziandogli parole terribili.

 

“La “nuova evangelizzazione” di cui tanto si parla e della cui urgenza siamo tutti coscienti, non dovrà e non potrà cercare di fare della chiesa un luogo di integrazione o di assimilazione, ma piuttosto puntare all’incontro con il Dio di Israele, con il Dio che salva, con il Dio che libera, con il Dio che fa giustizia ai suoi poveri, con il Dio che guarisce. Non “ricristianizzazione” della società ma il ridiventare, in quanto seguaci di Gesù, un movimento veramente messianico. Riscoprire Gesù non come oggetto di culto, che salva e che tutto ha fatto per noi, ma riscoprire Gesù come “Via” al Padre, che ci indica la prassi che conduce al Dio che salva”. Da QOL, rivista bimestrale, n.130.

 

“Sappiamo da Levinas che il popolo ebraico non è solamente il popolo del Libro, ma quello del commento del Libro. E sappiamo che ha inventato quel protocollo di lettura unico al mondo chiamato Talmud, da cui risulta che non esiste parola sacra che non sia soggetta a un commento infinito, inesauribile, instancabile…Immaginate, allora, altri Talmud che non siano ebrei…Immaginate che gli ebrei trasmettano ai loro fratelli musulmani, per esempio, il gusto di una lettera che rimane lettera aperta e dal significato indeciso…Sarebbe la fine del dogmatismo. L’antidoto al fanatismo. Sarebbe il vero rimedio alla malattia dell’Islam diagnosticata, fra gli altri, dal mio amico Abdelwahab Meddeb…”: Bernard-Henri Lévy.

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