lunedì 18 agosto 2008

Il fine delle chiese non è la chiesa cattolica ma Cristo.

 

Wojtyla fu sempre grato a Marcinkus, suo strumento anziché regista, come pretende la leggenda nera del monsignor banchiere. Calvi, pressato dalla mafia, minacciò di dire la verità. Per la chiesa sarebbe stato disastroso.

Wojtyla per motivi di decenza fu costretto a esiliare il suo lacchè.

 

Non potrò mai essere casto, se tu non mi violenti. Un verso di John Donne.

 

Proposta. Il ponte londinese dei Frati Neri, illustrato dal suicidio di Calvi, dedicato a Karol Wojtyla.

 

Ultimissima. Lech Walesa, intimo di Wojtyla, accusato di collaborazionismo coi sovietici.

 

Ciò di cui è capace la “chiesa” cattolica: canonizzare la gallina polacca dalle uova d’oro, occultandone il rapporto con Calvi e la mafia internazionale. L’uomo, che ha esibito la sua sofferenza, ha nascosto ben altro. E lo sanno.

 

Una nuova fiaba per i nostri bambini: nella cripta della basilica romana di Sant’Apollinare c’è una tomba di marmo, oro e zaffiri. La tomba di Renatino e di Manuela.

 

Adoperare per la Sua patria danaro lercio di sangue e di lagrime per il grande Moralista non era immorale. Nulla ci può separare dall’amore di Cristo. Neppure far uccidere o lasciar uccidere qualora la salvezza dell’istituzione lo esiga.

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