Martini: “E’ importante riconoscere che la prosecuzione della vita umana fisica non è di per sé il principio primo e assoluto. Sopra di esso sta quello della dignità umana…”.
Mancuso: “…Il valore assoluto è la dignità della vita umana che si compie come libertà…”.
Il fine della creazione e della storia è la libertà perché solo da essa può sortire l’amore.
E se Ratzinger fosse un lefebvriano (molto più sottile, scaltro e compromissorio di Lefebvre) che ha conquistato il potere legalmente?
Ormai è chiaro: l’accettazione del Concilio Vaticano II da parte di Ratzinger non può che essere formale.
Per Ratzinger e per i lefebvriani, irretiti, il Concilio è solo dottrina. Il resto è stile, metodo, senso del contingente. Riconoscere la realtà della Shoah nelle sue proporzioni, optare per la libertà di coscienza è questione di stile, non di sostanza. Questa distinzione acuta e sottile fra dottrina (sostanza) e stile è lo stigma geniale e sulfureo del Bavaro.
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