lunedì 6 aprile 2009

Il sale del passato deve sciogliersi per dare sapore al futuro. Claudio Baglioni

 

Jerushalajim

Sposa dell’aurora

inondaci del Sole

 

Domenica delle Palme e della Passione del Signore. Ore 7,20. Gli angeli accompagnano il suo risveglio con un inno, nel cavo dell’orecchio destro, in carattere con la festa liturgica: Il Re viva.

Sa di filastrocca canticchiata da improbabili bambini gerosolimitani per l’ingresso di Gesù nella Città.

 

La stimmata decisamente più dolorosa era quella dei piedi. Faceva ogni cosa penosamente. Ogni passo era fatica e urlo virtuale.

 

S’univa sempre più fisicamente alla Passione. Ma unirsi fisicamente alla Passione era, per forza intrinseca e misteriosa, unirvisi spiritualmente. Soffrendo amava e, amando soffrendo, vedeva. Vedendo amava. Il cervello amava e amando capiva. Il suo essere diventava amplesso.

 

Le stimmate visibili non potevano durare a lungo. Sarebbero diventate una complicazione. L’”economia” divina le voleva fulminee e incidenti. Sismiche.

 

Mio, mio Dio, senza la partecipazione alla Tua passione, cosciente o non, l’abisso e lo iato da Te rimane intatto. A fronte di questo mondo terribile è bestemmia la Tua stessa esistenza. Che diventa credibile solo se inumidita dalle lacrime e dalle feci del Crocifisso.

 

I teologi per teologare dovrebbero esperire solo un briciolo, un solo briciolo della Passione cosmica di Dio e del Suo Cristo.

 

Si può essere sapienti solo sapendo, solo assaporando il fiele dell’Amore.

 

Santo, Santo, Santo Sei, eccelso solo grazie alla croce e all’Amore. Le nostre ginocchia, piagate dalle pietre della storia, hanno bisogno di essere sanate dal legno di quella croce, che accoglie il corpo ormai legnoso della Vita e del Vivente. Pietà, pietà di noi, cloaca dell’Amore, Tu, che accogli e snaturi il peccato del mondo. Abisso della Vita, pianta nel nostro cuore le stimmate del Tuo Volto.

 

S.Pio, nella sua essenza, è sconosciuto quanto Dio. Per sconoscerli non è necessario essere atei, è sufficiente essere credenti.

 

A un figlio spirituale, che chiede lumi sulla crisi pro-anti-conciliare della chiesa.

I lefebvriani vogliono per la chiesa il Medioevo, e Ratzinger sintonizza. I cristiani invece oggi devono amare la modernità e criticarne gli aspetti discutibili e involutivi. Dobbiamo essere soprattutto evangelici respirando sobrietà modestia semplicità misericordia giustizia amore. Senza potere. I lefebvriani e Ratzinger guardano al Medioevo perché è il periodo d’oro della potenza mondana della chiesa. Noi, moderni, conciliari ed evangelici, dobbiamo ancora aspramente lottare perché la chiesa sia moderna conciliare evangelica. Ricordati sempre che Cristo fu crocifisso non per le Sue chiusure ma per le Sue aperture.

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