domenica 16 marzo 2008

Senza immaginazione non c’è scienza. Senza immaginazione non c’è fede.

 

Senza la grazia di Dio l’èros sarebbe stato il suo demone e il suo cielo.

 

Anche il caso è stato previsto, anche il caso è gestito.

 

Se il tempo è profondità e non durata, Gesù, prospettando la prossimità della fine del mondo, ha descritto cronologicamente una istanza non cronologica. Ha descritto la necessità assoluta che ogni cosa finisca ed evolva. Questa necessità è divenuta urgenza e pressing cronologico.

 

Se il tempo è profondità, lo è a maggior ragione per il Figlio di Dio. Gesù viveva il tempo come profondità, ma non poteva descriverlo se non in termini di durata.

 

La mancata fine del mondo, “attesa” da Gesù, trova finalmente la sua felicissima e insuperabile spiegazione.

 

Fra l’ordine dell’intelligenza e il caos profondo delle cose c’è un ponte, non uno iato. La soluzione è semplicissima: il caos interiore delle cose appare ma non sussiste. Nasce da una distorsione visiva dell’intelletto ordinatore. E’ un effetto collaterale dell’ordinamento mentale.

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