Mercoledì 17 marzo. Mattino. Una signora piemontese, in Purgatorio, gli chiede con gentilezza di pregare per lei e per suo marito, anche lui in Purgatorio. Per ben due volte, perché la prima volta il certosino si era subito addormentato dimenticando.
Il cuore, nell’Uno, è plurale
“A madonna Jacopa serva di Dio
frate Francesco, poverello di Cristo.
Sappi, carissima, che Cristo m’ha rivelato il fine della vita mia,
il quale sarà in brieve.
E però se tu mi vuoi trovar vivo, veduta questa lettera,
ti muovi e vieni a Santa Maria degli Agnoli;
che, se per fino a sabato non sarai venuta,
non mi potrai trovar vivo.
E arreca teco panno di cilicio,
nel quale si rivolga il corpo mio,
e la cera che bisogna per la sepoltura.
Priégoti ancora che tu mi arrechi di quelle cose da mangiare,
delle quali tu mi solevi dare
quand’io ero infermo a Roma”.
“…quelle cose da mangiare…” : i <mostaccioli>, dolcetti di miele e mandorle.
S.Bernardo di Chiaravalle a Ermengarda: “Amo perché amo, amo per amare!”
Questo articolo è disponibile anche in: Inglese