giovedì 18 marzo 2010

Mercoledì 17 marzo. Mattino. Una signora piemontese, in Purgatorio, gli chiede con gentilezza di pregare per lei e per suo marito, anche lui in Purgatorio. Per ben due volte, perché la prima volta il certosino si era subito addormentato dimenticando.

 

 

Il cuore, nell’Uno, è plurale

 


“A madonna Jacopa serva di Dio

frate Francesco, poverello di Cristo.

Sappi, carissima, che Cristo m’ha rivelato il fine della vita mia,

il quale sarà in brieve.

E però se tu mi vuoi trovar vivo, veduta questa lettera,

ti muovi e vieni a Santa Maria degli Agnoli;

che, se per fino a sabato non sarai venuta,

non mi potrai trovar vivo.

E arreca teco panno di cilicio,

nel quale si rivolga il corpo mio,

e la cera che bisogna per la sepoltura.

Priégoti ancora che tu mi arrechi di quelle cose da mangiare,

delle quali tu mi solevi dare

quand’io ero infermo a Roma”.

 

“…quelle cose da mangiare…” : i <mostaccioli>, dolcetti di miele e mandorle.

 


 

S.Bernardo di Chiaravalle a Ermengarda: “Amo perché amo, amo per amare!”

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