GUERRA E TERRORISMO

Monopoli, 25 ottobre 2001 Di fronte alle due Twin Towers siamo chiamati a duplice chiarezza:

1) I poveri, anzi gli impoveriti, non devono più essere oggetto di elemosina, ma soggetto di diritti. Finalmente restituiti alla loro dignità di esseri umani, attivamente capaci anch’essi di capitalismo. Il film iraniano “Viaggio a Kandahar” mostra a iosa che il talebanismo è il figlio primogenito della miseria. Invece, secondo la nostra etica pataccara, è immorale solo il terrorismo; non ci terrorizza affatto la povertà che lo genera.

2) Oggi noi occidentali partecipiamo ad un sistema ultracapitalistico, fondato sull’ingiustizia e sul furto planetari, perpetrati contro quasi tutta l’umanità.

Anche i più onesti fra noi sentono veemente la pressione sociale all’ ”affare” (eufemismo per “furto”), tentati come sono di partecipare all’abbuffata di tutti. Pesci fuor d’acqua in un oceano pieno di squali, in un mondo in cui il grande comandamento divino “Non rubare” suona arabo.
Noi cristiani siamo interpellati. Non è più tempo di sentirsi “peccatori” a livello di morale sessuale privata, ma anche e soprattutto in senso sociale e politico. Siamo ladri a livello di sistema. Nostro malgrado. Nel migliore dei casi, ladri onesti.
Molti i giovani conturbati dalla preghiera sublime del kamikaze delle Twin Towers. Inconfessatamente attratti dall’icona dell’Al-Jazeera, la CNN araba: un Bin Laden spirituale e rivoluzionario, quasi un giglio di fuoco.
Mi rombano nel sangue le parole di Gesù: «Ogni ricchezza puzza di ingiustizia». «I poveri siano i vostri amici, non le vostre vittime» (Luca16,9). Insomma, in altri termini: condivisione capitalistica.
I capitalisti devono ricordare anche le parole di Paolo: «Dio vi da tutto con abbondanza, perché siate generosi» (2 Corinzi 9,11).
Mi sento americano sin nelle ossa, perché l’America dei Kennedy è stata la madre di quei valori, che hanno nutrito da sempre il mio spirito e la mia mente: libertà e liberazione, democrazia, polifonia delle culture, dialogo. Ma questo stesso amore m’autorizza a criticarla, quando si prostituisce ad un capitalismo, per il quale valgono i versi all’antrace del celebre Trilussa ne “La ninna-nanna de la guerra”, sullo sfondo del primo conflitto mondiale:

“Ché quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe’ li ladri de le Borse”

Mentre galoppa la crisi ecologica e nelle orecchie fischia l’antica profezia degli indiani Cree: «Quando l’ultimo albero sarà abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce catturato, soltanto allora ci accorgeremo che i soldi non si possono mangiare».
A questo capitalismo da anticristo dobbiamo opporre una democrazia rivoluzionaria, inedita non nei principi ma nelle applicazioni e nelle soluzioni, infinitamente più vasta e radicale dell’attuale. Globale come il capitalismo, capace di governarlo e d’orientarlo, aprendolo ai poveri, promossi finalmente co-soggetti capitalistici.
Si mobilitino intelligenze e capacità, si attivino intellettuali, politici e tecnici. Con l’impegno più generoso, sull’onda di una visione magnifica, quasi romantica: la Terra non deve morire di capitalismo. Sorretti da una certezza madre: la povertà crimine per eccellenza contro l’umanità.
Solo così l’Occidente sarà realmente superiore. A se stesso.

Sac. Dr. Franco Ratti

Riportato da

  • Il quotidiano “ La Gazzetta del Mezzogiorno” del 1 e del 14 ottobre 2001
  • Il quotidiano “ La Stampa ” del 30 settembre 2001
  • Il quotidiano “Liberazione” del 29 settembre 2001
  • Il quotidiano “ La Repubblica-Bari ” del 30 settembre 2001
  • Il quotidiano “ La Repubblica ” (“Donna”) del 6 novembre 2001
  • Il quotidiano “Corriere del Mezzogiorno-Puglia” del 16 novembre 2001
  • Il quotidiano “Corriere dell’Irpinia” del 4 ottobre 2001
  • Il quotidiano “Ottopagine” del 2 novembre 2001
  • Il periodico “Il Borgo”- Novembre 2001
  • Il periodico “Portauova” – Dicembre 2001
  • “Irpinia TV” del 3 ottobre 2001
  • “Prima TV” del 3 ottobre 2001

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