IO, TRATTATO DA ERETICO. ERA UN UOMO AUTORITARIO CHE RIFIUTAVA IL DIALOGO

Da La Repubblica del 30 aprile 2011

 

Professor Küng, Giovanni Paolo II merita la beatificazione?

«Giovanni Paolo II è stato globalmente lodato come un combattente per la pace e per i diritti umani. Ma quello che ha predicato all’esterno è in totale opposizione con la sua politica all’interno della Chiesa, dove ha esercitato un pontificato autoritario, opprimendo i diritti delle donne e dei teologi. Per questo non merita di essere presentato ai fedeli come un esempio».

Certo, personalità imponenti come Giovanni Paolo II scatenano sempre una certa opposizione.

«Il problema non è dover beatificare uomini imperfetti, ma personaggi i cui errori hanno costituito le basi del proprio operato. Nel processo di beatificazione, i lati oscuri di Giovanni Paolo II non sono stati tenuti assolutamente in considerazione. Non c’ è da meravigliarsi se a tal proposito il Vaticano non voglia ascoltare testimoni come il sottoscritto».

Lei cosa avrebbe testimoniato?

«Personalmente, ho pur sempre costituito il primo grande caso di inquisizione promosso da questo Papa. Non mi ha dato la possibilità di difendere le mie posizioni teologiche, per le quali mi è stata ritirata la cattedra di teologo cattolico ufficiale nel Natale del 1979. Eppure era palese che papa Wojtyla non avesse letto neanche uno dei miei libri. Ma questo non lo frenava a condannarli. Di qui si evince come questo Papa sia stato intollerante e contrario al dialogo. Del resto, il suo comportamento nei confronti dei teologi sudamericani della liberazione è stato l’esatto opposto di quello che un esempio cristiano dovrebbe rappresentare».

Ma lei non pensa che posizioni su temi quali il celibato sacerdotale siano ampiamente condivise dalla Chiesa e dai suoi fedeli?

«L’obbligo del celibato nasce da un abuso di potere pontificio nel Medioevo. È stato introdotto solo nell’XI secolo, infrange la tradizione della Chiesa e, ancora peggio, il Vangelo. Gesù ha consigliato, non imposto, il celibato. Perciò questo dogma deve essere abolito».

E l’ordinazione sacerdotale delle donne?

«Questo è un caso un po’ più complicato, perché nella cerchia dei Dodici Apostoli c’erano effettivamente solo uomini. Tuttavia, sin dall’inizio le donne hanno accompagnato Gesù nella sua missione, ed è certo che le donne nelle prime comunità ecclesiastiche abbiano costituito parte attiva nelle funzioni religiose. Ma tutto questo viene messo a tacere dalla Chiesa».

Più in generale, cosa pensa dei processi di beatificazione e canonizzazione?

«In origine erano i fedeli, per mezzo della loro inflessibile devozione, a decidere se qualcuno meritasse di diventare santo. Ad esempio, Francesco di Assisi è stato canonizzato dal popolo. Di questo processo, dal 1200 in poi, la curia romana ne ha fatto un privilegio papale. Ciò ha spesso trasformato un buon uso in abuso».

Secondo lei questo si verifica anche oggi?

«Mi sembra logico. Il successore canonizza il Papa precedente, una pratica già vista a Roma in epoca imperiale, quando sistematicamente gli imperatori paragonavano il loro predecessore a Dio. I processi di beatificazione e canonizzazione servono al Papa per mettersi in mostra. Come un sovrano assolutista, Benedetto XVI ha infranto il diritto canonico per poter beatificare alla spiccia Giovanni Paolo II mediante l’aggiramento dei termini temporali stabiliti e l’approvazione di una delle più dubbie guarigioni miracolose».

Con quali vantaggi?

«Probabilmente l’attuale Papa crede che, beatificando il suo predecessore, possa cancellarne tutte le malefatte. Dimentica però che con l’individuo viene beatificata anche la sua politica. Wojtyla e Ratzinger sono i massimi responsabili della malattia cronica di cui è affetta la Chiesa cattolica. Dietro la sfarzosa facciata di pomposità della grande liturgia romana, in tante comunità cattoliche si staglia un vuoto assoluto».

Però, all’epoca della morte di Giovanni Paolo II nel 2005, sono stati proprio i fedeli a chiederne l’immediata canonizzazione.

«Ma il “Santo Subito” è stata un’esortazione pilotata. Me li ricordo gli striscioni “spontanei” di Piazza San Pietro: tutti di stampa meticolosa, raffinata. È stata una palese messa in scena da parte di gruppi cattolici, conservatori e reazionari, che sono molto forti soprattutto in Spagna, Italia e Polonia».

Si dice che lo scandalo pedofilia nella Chiesa cattolica avrebbe potuto costituire un ostacolo per la beatificazione di Giovanni Paolo II. Perché?

«Anche in Vaticano fa discutere il rapporto decennale del Papa con il sacerdote messicano e fondatore dei Legionari di Cristo Marcial Maciel Degollado, colpevole di svariati abusi sessuali. Sino alla fine dei suoi giorni, Giovanni Paolo II ha protetto Maciel. Allo stesso modo, l’entità degli scandali sessuali nella Chiesa, è stata sistematicamente nascosta sia da Wojtyla che dall’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Ratzinger».

 

Joachim Frank

(copyright Frankfurter Rundschau – traduzione di Antonello Guerrera)