lunedì 10 dicembre 2007

“la teologia niun’altra cosa è che una poesia di Dio”: Boccaccio,Trattatello in laude di Dante.

 

Dio cogli uomini, che vogliono e si lasciano plasmare da Lui, fa sul serio: li avvince e li avvinghia unicamente a Sé, liberandoli dall’abbraccio degli dei psichici e politici.

 

Altro è l’Ultima Cena prima della risurrezione, alla vigilia della morte, altro è la Cena cristiana dopo la risurrezione. La celeberrima messa di p. Pio pecca psicologicamente e teologicamente di unilateralità, è solo Golgota. La teologia del Concilio, con piglio globale, ha aperto liturgicamente alla risurrezione.

 

Quanta gioia e quale gioia circola “profondamente” nel cuore di Gesù nella Sua ultima Cena mondana cogli uomini, alla vigilia del Suo volo nuziale al Padre. Alla vigilia della Sua Cena celeste.

 

Prima dello strazio sanguinolento del Getsemani e del Golgota.

 

Quale pace su quella croce. Muore l’Omega.

 

Quanti si dannano nella chiesa, quanti si dannano fra i suoi vertici. Dediti al successo, alle apparenze, agli onori, alla vanità, alla carriera, al denaro, alla menzogna (contro la propria coscienza), al sesso senza amore e futuro. Quanti tacciono nella chiesa di fronte al Conciliocidio e al Vangelicidio. Non riuscirebbero a vendere formalmente la propria anima a Satana, ma la vendono di fatto e appassionatamente.

 

Satana infierì su di lui come promesso. Conobbe giorni di prostrazione psicofisica, lambiti da una preghiera flebile e impotente.

 

Il profeta sapeva di essere fra gli artigli di Satana, ma il saperlo era come non saperlo, perché non lo consolava. Sapeva che la luce era prossima, ma era come ignorarla. Visse di fiducia a propria insaputa.

 

Ne uscì con una vista più acuta delle “profondità” di Satana.

 

Il certosino ne scrive sapendo che la sua esperienza, sempre più reale di Satana, verrà derisa da non pochi gerarchi, pronti però a sbandierare ufficialmente la loro fede nell’eternità dell’Inferno e nell’esistenza attiva di Satana.

 

Costoro sono mostruosi nella capacità di allinearsi coi pronunciamenti dei vertici. Per essi, per il loro privato, p. Pio e la sua vicenda carismatica rimane una bufala strepitosa.

 

Amano imbellettarsi di spiritualità. Amano una fede senza segni, si guardano dai coinvolgimenti interiori, prosperano e svaccano nel mondo della mediocrità razionale emotiva spirituale pastorale.

 

Sono il culo di Satana, anzi la sua tromba (del culo).

 

Non fossero mai nati: dice di loro il Verbo.

 

Sono maestri nello sfoderare e sfoggiare sorrisi.

 

Ad Assisi e a S.Giovanni Rotondo bazzicano vescovi marpioni, cosmicamente (da Cosmo) distanti dal Vangelo. Porci che sbranano le perle dello Spirito. Puttane del potere. Sorridenti untuose rosarianti moraliste ma soprattutto populiste; sul Golgota avrebbero schiattato per farsi fotografare accanto a un Crocifisso divino.

Per loro la chiesa è tutto, soprattutto trono e ciambella da water.

 

Dicono a se stessi: credi, ma non esagerare. Ama, ma non esagerare. Vivi, ma non esagerare. E soprattutto: non disturbare la cagna romana.

 

Di Cristo pensano, se sono onesti con se stessi: un illuso e, soprattutto, un ingenuo. Su questa ingenuità stravivere e, come istituzione, imperare.

 

Un ottimo prete gli confidò: se mi analizzo spiritualmente, realizzo che la radice vitale della mia vita è l’ubbidienza e non la fede, e non l’amore.

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