MAI PIÙ CENA ALLE SEI PER I MALATI. SI DEVE SCEGLIERE, COME IN ALBERGO

Appello di Umberto Veronesi

MAI PIÙ CENA ALLE SEI PER I MALATI.

SI DEVE SCEGLIERE, COME IN ALBERGO

 

È da anni che mi batto per una riforma radicale del sistema ospedaliero e ho applicato le mie idee all’Istituto europeo di oncologia, andando controcorrente 20 anni fa. Prima di tutto bisogna innovare il principio stesso dell’ospedale, che non deve più ruotare intorno alle esigenze del medico, ma a quelle del malato.

Di conseguenza il luogo di cura deve diventare anche luogo di accoglienza in grado di offrire un livello dignitoso di comfort alberghiero.

L’alimentazione durante il ricovero è parte di questa nuova concezione. Ogni malato ricoverato dovrebbe poter scegliere da un menu i cibi che gli sono più graditi (fra quelli consentiti ovviamente) proprio come avviene in un albergo. La possibilità di scelta è diventata fondamentale anche per il rispetto delle etnie e degli usi alimentari diversi della popolazione. È importante anche che il cibo sia presentato bene, con le stoviglie e i servizi adeguati.

Inoltre bisogna abbandonare l’inspiegabile rigidità degli orari, per cui i pasti vengono serviti ad ore improbabili, che nulla hanno a che vedere con le consuetudini del malato. Perché mai in ospedale si dovrebbe avere la prima colazione alle 6 del mattino, il pranzo alle 11 e la cena alle 6, quando in nessuna regione italiana si mangia a questi orari? È importante mantenere il più possibile i ritmi di vita della collettività da cui il paziente proviene per non farlo sentire «confinato», aggiungendo così ulteriore peso al dramma della malattia e del ricovero.

Non ho mai potuto accettare che una persona abbia un certo status e una certa dignità quando è in salute, ma poi lo perda nel momento in cui viene ricoverato. Ancora oggi in molti ospedali al paziente si dà del tu, anche se è una persona anziana, o peggio, ci si rivolge a lui con il nome del letto o della stanza che occupa. Dovrebbe essere esattamente il contrario: una persona malata, grave o meno, si trova in una posizione di debolezza e smarrimento e per questo andrebbe maggiormente rispettata ed aiutata.

Il comfort all’interno dell’ospedale contribuisce alla buona terapia, perché tiene conto della dimensione psicologica imprescindibile di ogni malattia che richieda un ricovero. Per questo considero fondamentale anche che gli ospedali abbiano camere singole. Nessuno condividerebbe una camera con uno sconosciuto in albergo e non dovrebbe essere costretto a farlo proprio, in ospedale, quando avrebbe più bisogno di riservatezza.