martedì 10 giugno 2008

Esercizi spirituali presbiterali di Martini a Galloro

 

“…Anche nella Curia romana ciascuno vuole essere di più. Ne viene una certa inconscia censura nelle parole. Certe cose non si dicono perché si sa che bloccano la carriera. Questo è un male gravissimo della Chiesa, soprattutto in quella ordinata secondo gerarchie perché ci impedisce di dire la verità. Si cerca di dire ciò che piace ai superiori, si cerca di agire secondo quello che si immagina sia il loro desiderio, facendo così un grande disservizio al Papa stesso… Purtroppo ci sono preti che si pongono puntualmente di diventare vescovi e ci riescono. Ci sono vescovi che non parlano perché sanno che non sarebbero promossi a sede maggiore. Alcuni che non parlano per non bloccare la loro candidatura al cardinalato. Dobbiamo chiedere a Dio il dono della libertà. Siamo chiamati a essere trasparenti, a dire la verità. Ci vuole grande grazia. Ma chi ne esce è libero”.

Prima: “San Paolo parla del “vanto di fare gruppo”, di coloro che credono di fare molti proseliti, di portare gente perché così si conta di più. Questo difetto grave è molto presente anche nella Chiesa di oggi. Come il vizio della vanagloria, del vantarsi. Ci piace più l’applauso del fischio, l’accoglienza della resistenza. E potrei aggiungere che grande è la vanità nella Chiesa. Grande! Si mostra negli abiti. Un tempo i cardinali avevano sei metri di coda di seta. Ma continuamente la Chiesa si spoglia e si riveste di ornamenti inutili. Ha questa tendenza alla vanteria”.

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