martedì 15 gennaio 2008

Il profeta sarà crocifisso da Roma, ma Roma sarà trafitta al cuore e mossa a conversione.

 

Lectio Magisterialis di Benedetto XVI nella Cappella Sistina, con le spalle rivolte agli uditori: il rito conciliare della Messa è tollerato sino al suo naturale esaurimento.

 

Il gesto neoliturgico di Ratzinger suona incitamento alla chiesa tutta a deragliare dalla liturgia conciliare.

Sulla destra reazionaria frana, zigzagando, un gigantesco autogoal.

Questo dice lo Spirito, questo vede il Profeta.

 

La pia fragnetana, sua amica, perplessa sulla consacrazione cristica del profeta, propose all’imbarazzatissimo: se tu sei nel vero, morrò io. Se invece sei nel falso, morrai tu.

Dopo un anno l’audacissima donna morì di cancro.

 

Era terribile sentire che determinati amici mentivano. Sentirlo senza una prova, a distanza. Il profeta si diceva: sono pazzo? Posso credere a uno stato d’animo, quantunque tenace pressante montante sino all’evidenza assoluta?

Decise di credersi e parlò. Troncò quell’amicizia, senza poter addurre motivi precisi. Subito dopo la verità   gli venne ufficialmente incontro.

 

Nel lettino del Cottolengo la orante vide la Trinità in tutta la Sua gloria.

Lo stesso sole fisico, in confronto, disse, era tenebra.

 

Era una reazionaria (intelligente), ma non di suo, solo specularmene, sociologicamente.

 

Non avrebbe mai capito il linguaggio apparentemente volgare (in realtà fortemente simbolico, vivacemente biblico) del profeta.

Non ne avrebbe colto le asprezze dantesche, da cantica infernale.

Soprattutto non avrebbe percepito nella violenza linguistica la violenza d’un Amore inaudito.

Era illetterata ma misticamente magnifica.

 

Serbò nel più profondo segreto le meraviglie mistiche di Dio, fissate diligentemente su un povero quadernetto.

 

Nonostante si fossero persi di vista la distanza spaziale e intellettuale nulla potè.

Il profeta la sentì e la sente presentissima nella sua vita. Da decenni ogni rapporto epistolare s’è annullato. Può lo scritto alimentare l’esperienza spirituale, sempre attuale, di lei (che ne è ignara)?

“Porro unum est necessarium.” Solo l’Amore è tutto.

 

Il silenzio dello spirito s’accorda col rumore del cuore.

 

Già da ragazzino non sentiva il desiderio di andare a trovare al cimitero i suoi genitori defunti. Né quello di averne una foto.

Fece scrivere sulla tomba del papà d’un amico le parole di Saint-Exupéry: “La volpe disse al piccolo Principe: l’essenziale è invisibile.”

Le parole della volpe e dell’Agnello sono da sempre l’intimo logo del profeta.

 

“Non sibi placuit.” Il profeta non si piaceva come profeta.

 

Le stimmate, per ora invisibili, non lo estasiavano.

 

Il suo motore era la volontà di Dio.

 

Volentieri sarebbe vissuto nel deserto, defilato da ogni sguardo, o di ammirazione o di odio, non importa.

 

Faceva le sue passeggiate nel vicino paesello, dove nessuno poteva prenderlo in considerazione. Alla guida della sua macchina (non sapeva guidare) un autistico, con cui era problematico scambiare verbo. Approfittava per immergersi nel silenzio orante e adorante del cuore.

 

Ma amava ugualmente la vita, che fiottava nel riso delle ragazze e nelle magiche movenze dei bambini. La guardava dal di fuori, senza invidia, in qualche modo partecipe, nonostante l’infarto. E soprattutto adorava l’Adorabile, grato di gustare la vita di uomini e donne, grato di congedarsene con fede e con gioia.

 

L’unico cruccio, ma vasto, lasciare un mondo da incubo ai bambini, già nati e nascituri.

 

Sul mio cuore stasera, Signore, l’orma d’un angelo.

 

Rifuggiva dalla malinconia. La fede era il suo sangue.

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