sabato 19 gennaio 2008

Sua madre lo educò alla metafisica favoleggiando sulle fattezze umane della luna.

 

La carmelitana gli sussurrò, misteriosa: dobbiamo rieleggere la stessa madre superiora. E’ infermiera. Ha afferrato?

 

“Per la dimensione religiosa è inammissibile il compromesso; invece l’etica della responsabilità, cioè la politica, richiede il compromesso.”: Massimo D’Alema.

Obiezione: la politica come responsabilità, la religione come ir-responsabilità?

 

L’etica religiosa deve essere capace di compromesso, al di là dell’integralismo, se non vuole essere etica di angeli.

 

La sua vita è un’enciclopedia di grazie mistiche.

 

Per anni a sera frequentò il cinema, sempre per motivi di intelligenza antropologica.

Era un bell’uomo. Fu investito dagli approcci più incredibili, persino da alito caldo sulle guance e da struscii gambali di ragazze, che frattanto amoreggiavano col proprio ragazzo.

 

La purezza sessuale dopo l’amore per il profeta fu tutto.

 

Queste note diaristiche seguitano a essere offerte con crescente slancio alla Trinità Amante, ai Tre Amanti.

 

Era deliziosamente evangelica l’evangelica svizzera, conosciuta negli anni universitari. Talmente aperta da essere devota di s.Antonio e da invocarne l’aiuto tutte le volte che perdeva le chiavi. Tacendone col suo pastore. Adottò un bambino, desiderosa fosse un ministro di Cristo o come prete o come pastore.

Infiocchettava con deliziosa diligenza il sacchetto della “monnezza”, cosciente della valenza cristica dei netturbini.

 

Regalò al giovane profeta questa essenzialissima preghiera:

 

Signore Gesù,

aiutami solo a compiere il Tuo volere.

Ciò, che Tu vuoi, accada.

E, il come lo vuoi, lo voglio anch’io.

Signore, quando Tu vuoi, allora è tempo.

Quando Tu vuoi, io sono pronto, oggi e sempre.

Signore, ciò che Tu vuoi, io l’accetto

e quel, che Tu vuoi, per me è guadagno.

Ti chiedo solo di essere Tuo.

Signore, perché Tu lo vuoi, è un bene,

e perché Tu lo vuoi, io ho coraggio.

Nel nido delle Tue mani il mio cuore.

Raccolse tutte le sue forze e gridò aiuto, mentre il cuore invocava disperatamente il Misericordioso. Dal nulla emerse un uomo, che si tuffò lo cinse sparì. Senza quel gesto umile e laicissimo la chiesa avrebbe perduto il suo più grande profeta.

 

Durante l’università, dopo il Concilio, conobbe l’oscurantismo spirituale, però non mollò mai la preghiera.

 

Monsignor Ferrari lo amava paternamente. Alla sua partenza il D’Erchia disfece punto per punto, programmaticamente, ossessivamente, invidiosamente la sua pastorale conciliare. Il futuro profeta con un pugno di preti si rivolse indignato a Paolo VI attraverso i buoni uffici d’un padre benedettino della curia romana. Paolo VI, per lealtà, rimandò la lettera, in oggetto, alla curia monopolitana. Fu strage.

 

Un prete, che gode in diocesi fama di mistico, vigliaccamente, come sempre, s’astenne. Il suddetto presbitero è la delizia delle piissime donne dell’urbe.

 

Fu fedele al celibato, non alla sua legge ma alla mozione implacabile di Dio. Fu fedele, spesso spendendo un mare di energie, allo stremo, eroicamente. Ma Dio benedisse e benedice questa fatica aprendogli la mistica sala del Trono.

 

Svolavano qua e là i più  svariati indumenti, nella stanza da letto disposta per il novizio, nella casa torinese della coppia carismatica.

Svolavano, imprendibili, mentre il novizio-profeta attendeva con fatica alla sua valigia. Capì subito che era il gesto divertito e monello del suo Signore. E Gli sorrise.

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