sabato 27 settembre 2008

“«Caso» traduce la parola greca autòmaton che, alla lettera, significa «(ciò) che tende, si muove e si produce da sé». È la parola usata da Democrito ma anche da Aristotele.

Se si guarda ciò che sta attorno all’autòmaton, non si trova nulla che spieghi perché esso tenda, si muova, si produca. Cioè si trova il nulla. Muovendosi e producendosi «da sé stesso», si muove e si produce a partire dal proprio non essere”: Emanuele Severino

 

La sua spiritualità verteva sempre più sulla sessione celeste, già virtualmente realizzata, degli eletti e sua con Cristo.

 

Esorcismi e guarigioni sono oggetto di ordini precisi di Gesù alla Sua chiesa. Al pari della Sua Cena.

 

Svegliati, mio cuore.

Svegliatevi, arpa e cetra.

Voglio svegliare l’aurora.

 

Venerdì 26 settembre mattino. In preghiera. Avverte svolii allegrissimi di angeli. Quasi di sfreccianti uccelli tropicali fra i rami del cuore.

Rifocalizza le parole interiori di Gesù: “Poiché Mi hai detto eroicamente di sì ad essere testimone dell’Inferno, ti inonderò di doni paradisiaci”.

Rievoca l’esperienza notturna, sempre in preghiera, di festosissimi lampi di luce ai lati del viso alle spalle e intorno, ma non di fronte.

 

Sulla fronte ormai una croce dolorosa. Quasi inevidente. Non infrequenti punture e fitte.

 

Sequenza escatologica: Tribolazione estrema. Venuta di Gesù. Risurrezione dei morti. Rapimento degli eletti. Abbandono dei reprobi.

 

Il rapimento è la stessa venuta di Gesù rapiente. Fra il Rapimento e la Venuta nessun interstizio, nessun intervallo.

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