giovedì 5 aprile 2007

Satana è la vite, i demoni i tralci.

 

Satana è lo stratega, i demoni i tattici.

 

Satana e i demoni, pur distinti, sono una sola cosa, un unico viluppo. “Un regno non può essere diviso”.

 

L’Anticristo gronda spiritualità, mistica, umanità, carisma mediatico, entusiasmo, capacità di sofferenza, volontà d’acciaio, potere. Qui, in coda, il veleno.

 

La chiesa, nelle due canonizzazioni polari di papa Giovanni e di papa Karol, sfoggia equidistanza dai progressisti e dai conservatori. Falso. La canonizzazione di papa Giovanni è forma, quella di Wojtyla è sostanza, perché canonizza l’imperialismo teocratico di Roma.

 

L’angelo delle tenebre è un trans. Transita nell’angelo della luce: ammannisce alle masse l’emozione solare e fallica del Capo. Firmandola Dio. Il Fallo Supremo.

 

La chiesa canonizza i figli di Satana.

 

Il dono della chiesa cattolica al mondo è il riconoscimento e la confessione della divinità di Gesù di Nazaret.

 

Il peccato della chiesa di fronte al mondo è il tradimento del Suo Vangelo.

 

Preferisco irriconoscere la divinità di Gesù anziché tradire il Suo Vangelo.

 

Opusdeisti, comunionisti e liberazionisti merdano la sposa.

 

Senza la Grazia non si può sfuggire al potere di Satana. Neppure la preghiera è sufficiente. Occorre l’intervento interiore e spesso esterno di Dio. Questa è l’esperienza dei Suoi figli più cari.

 

Gli uomini dovrebbero essere grati a un Dio generoso e magnanimo, che, pur in assenza di fede, li difende da un Satana, impedito di fare tutto quel male che è in grado di fare.

 

Il male sulla terra traduce solo una parte del male possibile.

 

Realmente, vivacemente, efficacemente Satana stende le sue reti su tutto il pianeta umano.

 

Dio può produrre in un’anima una caligine tale, che neppure la preghiera più viva e accorata riesce a diradare.

Il sole sorgerà più possente e limpido di prima solo quando Dio deciderà d’interrompere provvisoriamente il battesimo purificatore.

 

L’anima può rimanere nella caligine giorni e anni. La caligine è divina, anche se l’anima ha la sensazione vivacissima del contrario.

 

Che la caligine sia divina l’anima lo sperimenta negli effetti. Caligine opprimente, persistente, insopportabile, durissima quasi disperante, ma prelusiva di intimità maggiore, più sottile e interstiziale con Dio.

 

Uscita dalla caligine, l’anima sperimenta un tale amore di Dio da rimpiangere la caligine e da desiderare mille caligini.

 

L’anima entra nella vera infanzia spirituale e depone ogni infantilismo. Il figlio di Dio diventa più figlio. Conforme all’Uomo che è Gesù.

 

Il grido di Gesù “Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato?” è soprattutto di carattere mistico. Gesù entra nella caligine divina, viene purificato e scarnificato interiormente in modo insuperabile, sperimenta il massimo amore del Padre nel massimo abbandono del Padre.

 

Dopo e al di là della caligine, i rapporti con gli uomini e con le cose acquistano in rigore e sodezza. Questo stato mistico potrebbe essere definito “roccia liquida”. Ma quanto  ancora rimane per realizzare il non appartenersi più. Questo stato prefinale può essere solo desiderato, non deciso. E’ frutto della liberalità magnificentissima di Dio. Dio non è tenuto ad approfondire i Suoi baci sull’anima e le Sue vicende amorose con l’anima.

L’anima sperimenta anche nell’amore la libertà di Dio.

 

La divinità di Gesù, formulata ebraicamente e non ellenisticamente, risale alla stessa autoaffermazione del Gesù dei Sinottici.

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