giovedì 14 maggio 2009

La chiave decisiva dell’interpretazione della visione del 25 marzo 1981 è lo splendore di Cristo come Logos. In Principio è il Cristo Logos-Luce. Il Cristo Logos, il Cristo profezia, il Cristo profeta dilaga con tutta la Sua luce non violenta nella scena della visione di M.Q.. Che cita e vive il prologo giovanneo.

Gli ulteriori elementi ermeneutici sono solo sintomatici:

a) La data liturgica (25 marzo) del Sì epocale di Maria, principio di un mondo nuovo.

b) La primavera come stagione di rinnovamento in funzione dell’estate escatologica.

c) Gli abiti laicali (l’autosospensione dal ministero presbiterale).

Senso della visione: Cristo profeta chiama d. Franco Ratti, da Lui consacrato profeta, alla profezia.

 

M.Q. non capì teologicamente la Visione, ma ne colse l’input Divino: comunicare al gesuita la volontà profonda e definitiva di Dio. La consacrazione profetica era più importante di quella presbiterale e gesuitica perché gesto im-mediato di Dio stesso.

 

Considerazioni buttate giù, fra lo sferragliare dei camion, in un parcheggio dominato dalla fulgida Ostuni.

 

M.Q., profetessa di Dio, nel piano di Dio, diventava, in Dio-Madre, madre di un profeta.

 

Mai M.Q. avrebbe trasgredito un Imperativo interiore, sapendolo Divino. Pur sempre esponendolo alle sue guide spirituali.

 

Il Logos s’incarna per parlare non per tacere, tacendo circa 30 anni.

 

Le reazioni degli uomini al Verbo sono le stesse reazioni allo Spirito.

 

Cristo è “Ciò” che gli uomini chiamano lo Spirito.

 

M.Q., rosa Divina esplosa dal proprio dolore e in mezzo al dolore altrui (Cottolengo).

 

Il certosino ora scrive in un parcheggio improvvisato, in mezzo al fragore giallo di margherite stradaiole.

 

Gesù, travolgimi: che io sia Te perché l’umanità sia Te.

 

La storia precipita verso la risurrezione dei morti.

 

Verso l’Abisso Superiore.

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