giovedì 6 novembre 2008

Martedì 4 novembre. Passeggiata sul lungomare di Bari. Sosta a “Pane e Pomodoro”. Ore 18,47. Gioia improvvisa, dalle scaturigini dell’anima. E Lui gli sussurra: “Vince Obama”. Gesù è felice di sorprenderlo e di spiazzarlo. Quasi fosse un bambino.

Serie di telefonate agli amici per comunicare preventivamente la vittoria di Obama ma anzitutto il dono di Gesù.

Sensazione sottile e fonda: Gesù si è riversato confidenzialmente nel cuore del Suo amico, da Sposo a sposa.

 

Quanti uomini si umanizzano durante la loro vita, chiudendosi al Trascendente. Mistero. Quanti uomini invece si aprono al Trascendente, difettando gravemente sul versante umano. Mistero.

 

Obama, il siluro letale di Dio contro la corazzata Ratzinger.

 

4 novembre 2008, ore 22 di Chicago (5 del mattino in Italia), Barack Hussein Obama quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti.

 

I suoi amici più stretti, tranne alcunissimi, erano spiritualmente borghesi. Avevano fisiologico il senso della misura. Mancava loro il senso almeno interiore della dismisura.

 

Per molte anime l’odore reale del soprannaturale è fetore. Guazzano nella razionalità più merdosa.

 

Altre invece ne vorrebbero lardeggiare.

 

Pochissimi sono disposti a farsi devastare dal Cristo.

 

Amano la morte e i morti più della Vita e del Vivente. Assenzio è per loro il Nome reale di Dio.

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